LUCA TAMBE

Il Risveglio delle Masse attraverso il Trauma Personale

La massa non cambierà per una semplice azione censoria contro qualche giornalista di seconda fascia. Questo è un fatto storico incontrovertibile, una costante dell'umanità che si ripete ciclicamente con precisione matematica. Se la censura bastasse a risvegliare le coscienze, avremmo assistito a un'insurrezione collettiva già nel 2020, quando venivamo rinchiusi nelle nostre case come animali in gabbia, privati delle libertà più elementari che davamo per scontate.

Le persone comuni non evolvono il loro pensiero attraverso l'osservazione distaccata degli eventi che colpiscono gli altri. Non funziona così, non ha mai funzionato così. L'essere umano medio è programmato per reagire solo quando il dolore lo colpisce direttamente, quando la sofferenza bussa alla sua porta, quando è la sua carne a essere lacerata. Solo l'esperienza diretta di un trauma profondo può scardinare le certezze consolidate, può rompere gli schemi mentali radicati.

Guardatevi intorno: dove sono le masse ribelli dopo anni di libertà compresse e diritti calpestati? Non ci sono stati cambiamenti significativi nei comportamenti collettivi perché nella percezione della maggioranza non c'è stato alcun vero trauma. Hanno accettato le restrizioni come necessarie, hanno giustificato l'ingiustificabile, hanno normalizzato l'anormale. La loro mente ha elaborato una narrazione che gli ha permesso di continuare a vivere nella stessa bolla di prima, senza mettere in discussione nulla di fondamentale.

Il problema è strutturale, è insito nel DNA stesso della società contemporanea. Viviamo nell'era della distrazione perpetua, del narcisismo digitale, dell'attenzione frammentata. La capacità critica è stata erosa sistematicamente, sostituita da reazioni emotive guidate dagli algoritmi. Le persone scrollano i loro feed, si indignano per quindici secondi, poi passano alla prossima micro-dose di rabbia preconfezionata. Nessuna riflessione profonda, nessuna connessione causale tra eventi, nessuna visione d'insieme.

Lo stolto, il mediocre, l'individuo medio non cambia per convinzione intellettuale. Non cambia perché esposto a fatti documentati. Non cambia perché qualcuno gli mostra statistiche o gli spiega concetti complessi. Questi tentativi razionali si infrangono contro il muro della sua comfort zone cognitiva, contro i pregiudizi consolidati che gli permettono di navigare la realtà senza fatica mentale. L'unica leva che può smuovere questa inerzia è la paura primordiale, viscerale, quella che attiva l'istinto di sopravvivenza.

La storia ce lo insegna ripetutamente: le grandi trasformazioni sociali avvengono solo quando il dolore collettivo diventa insopportabile, quando la paura raggiunge livelli tali da innescare una risposta istintiva di fuga o combattimento. Pensate alla Grande Depressione, alle guerre mondiali, alle carestie devastanti: solo questi eventi traumatici di massa hanno generato veri cambiamenti nei paradigmi sociali dominanti.

I sistemi di potere lo sanno perfettamente. Ecco perché operano con gradualità, mantenendo la temperatura appena sotto la soglia di ebollizione. La rana bollita non salta fuori dalla pentola se la temperatura aumenta lentamente. Allo stesso modo, le masse accettano erosioni progressive della loro libertà senza reagire, finché non è troppo tardi. La censura di oggi è solo un grado in più nella pentola sociale.

Quello che osserviamo è un processo di assuefazione sistematica. Ogni nuova restrizione viene normalizzata, assorbita nel tessuto sociale come se fosse sempre esistita. Le generazioni più giovani crescono già immerse in questo brodo, senza punti di riferimento alternativi, senza memoria di come era la libertà autentica. Come possono ribellarsi contro qualcosa che non hanno mai conosciuto?

Le menti mediocri hanno bisogno di shock sistemici per cambiare direzione. Devono essere scossi nelle fondamenta, devono sentire il terreno tremare sotto i piedi, devono percepire una minaccia esistenziale diretta. Solo allora, nel panico primordiale della sopravvivenza minacciata, possono finalmente vedere oltre il velo delle illusioni che hanno accettato come realtà. Solo quando la fame morde lo stomaco, quando la malattia devasta il corpo, quando la violenza bussa alla porta di casa: ecco il momento in cui lo stolto finalmente si sveglia.

Ma questo risveglio traumatico non porta necessariamente a una maggiore consapevolezza o a scelte più sagge. Spesso genera solo reazioni irrazionali, attaccamento a nuove illusioni, ricerca disperata di capri espiatori. La paura può essere un potente agente di cambiamento, ma raramente produce una trasformazione illuminata. Più frequentemente, apre la strada a nuovi manipolatori, a nuovi demagoghi pronti a cavalcare il terrore per i propri fini.

Il paradosso della nostra condizione è proprio questo: ciò che può svegliare le masse è anche ciò che può renderle ancora più manipolabili. Il trauma che libera dalle vecchie catene può forgiarne di nuove ancora più resistenti. La storia è piena di rivoluzioni nate dalla sofferenza collettiva che hanno solo sostituito un tiranno con un altro, una ideologia opprimente con un'altra ancora più totalizzante.

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