LUCA TAMBE

L'Architettura del Potere: La Gabbia Invisibile che Impedisce ogni Autentico Cambiamento

L'illusione della scelta maschera un sistema inflessibile. Tutti noi, indistintamente dal grado di consapevolezza o impegno, dall'erudizione o ignoranza, dalla militanza o disinteresse, condividiamo un identico destino predeterminato.

Le vere entità dominanti – non i volti pubblici della politica, ma i manipolatori occulti – operano secondo strategie meticolosamente pianificate su orizzonti temporali che superano generazioni. I loro percorsi strategici proseguono imperturbabili, completamente svincolati dai rituali elettorali e dalle alternanze di governo. Il sistema democratico che abbiamo venerato, quello stesso che un tempo identificava nel comunismo la minaccia primaria, dopo aver assimilato una sinistra orfana dell'ideologia sovietica perché funzionale ai propri disegni, ha semplicemente spostato l'attenzione verso nuovi spettri: il fascismo onnipresente, la minaccia reazionaria. Questa architettura democratica rappresenta semplicemente il dispositivo più efficiente ed economico per perpetuare il controllo. Per distogliere l'attenzione dalle devastazioni socioeconomiche inflitte alle masse, ha strategicamente elevato a priorità collettive questioni che non comportano ridistribuzioni di ricchezza: la crisi ambientale contrapposta al benessere umano, la fluidità identitaria, l'accoglienza di popolazioni africane sradicate. Ha contemporaneamente fabbricato minacce esistenziali: emergenze sanitarie globali, il carbonio atmosferico, oggi l'espansionismo russo.

L'impostazione direzionale viene blindata attraverso un sistema stratificato di protezioni progressive di comprovata efficacia storica. Il primo livello consiste nel controllo totale dell'ecosistema informativo. L'intero apparato mediatico – televisioni, stampa, piattaforme digitali, emittenti radiofoniche – propaga all'unisono la narrazione prestabilita, con variazioni puramente superficiali. Include falsi oppositori, dissidenti artificiali, programmi pseudo-critici che invariabilmente rafforzano la direzione prestabilita.

Occasionalmente emerge qualche figura che tenta di deviare dal percorso tracciato. Poiché l'establishment dominante si autodefinisce progressista, il disallineato viene automaticamente etichettato come conservatore, nelle sue gradazioni più estreme come fascista o nazista. Si attiva allora il secondo livello di protezione: l'apparato giudiziario. Procedimenti legali interminabili mirano a logorare, ricattare o neutralizzare il "divergente". Qualora anche questo meccanismo risultasse inefficace – eventualità statisticamente remota – si procede all'eliminazione fisica, come innumerevoli precedenti storici testimoniano.

Nell'ipotesi teorica che un autentico outsider raggiunga posizioni decisionali con l'intenzione di modificare la rotta prestabilita dalle élite dominanti, la risposta sarebbe immediata: un colpo di stato eseguito nell'arco di una notte. Ci siamo avvicinati a questo scenario diverse volte, e in alcune occasioni è stato effettivamente implementato – in forme più o meno cruente, più o meno esplicite, ma è stato eseguito. È matematicamente impossibile che la sequenza programmata dal nucleo dominante possa essere interrotta.

Per quanto doloroso sia riconoscerlo, questa è la realtà incontrovertibile. Possono verificarsi riassestamenti interni, con l'ascesa di nuove fazioni e conseguenti modifiche marginali, ma il principio fondamentale rimane immutato: una minoranza esigua detiene il comando, un ceto intermedio ne trae vantaggi e privilegi, mentre un'immensa massa di individui irrilevanti costituisce la base sfruttata che genera ricchezza destinata a risalire verso il vertice piramidale. Questo assetto è intoccabile e procede indifferente alle opinioni di chi occupa i gradini inferiori, che può essere espropriato di qualsiasi bene, inclusa l'esistenza stessa se le circostanze geopolitiche richiedono un conflitto in determinate coordinate spazio-temporali.

Questo meccanismo opera visibilmente da sempre. È un dato di fatto incontestabile. È irrazionale e illusorio aspettarsi che consultazioni elettorali, espressioni di voto, l'emergere di nuove leadership possano modificare la traiettoria di un sistema concepito e amministrato da chi detiene il potere reale, con regole, arbitri, tempistiche e meccanismi di controllo interamente di sua creazione. Dobbiamo accettare questa verità fondamentale. Il cambiamento autentico non avverrà mai attraverso i canali previsti dal sistema.

La nostra condizione è irrimediabilmente compromessa, ma non per le ragioni che immaginiamo. Il problema fondamentale risiede nella mancata comprensione della nostra vera natura. Questo passaggio concettuale è particolarmente arduo e molti non coglieranno la connessione essenziale.

La maggioranza di noi si percepisce essenzialmente come un organismo automatizzato e agisce di conseguenza. Un'entità biologica, indubbiamente di straordinaria complessità, ma comunque un meccanismo. Una struttura fisiologica sofisticatissima programmata per ricercare molteplici forme di gratificazione – dai bisogni primari alla realizzazione professionale, dalla sicurezza economica all'apprezzamento estetico, dall'appagamento sessuale alla raffinatezza gastronomica, dal riconoscimento sociale all'arricchimento intellettuale. Questa concezione meccanicistica del sé è precisamente ciò che garantisce la perpetuazione del sistema di dominio.

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